Ci guardiamo in faccia e ci raccontiamo:
Il Centre de Santé di Marza con i suoi infermieri (Bonjour-Bonjour Docteurs); le compresse divise in briciole per non sprecare; i tubetti dei nostri farmaci centellinati in siringhe perché…"Caspita Maria Luisa non abbiamo quasi più cortisone in crema, non possiamo dargli tutto il tubo"; l’armadio-farmacia messo in ordine con Justin tanto ci vuole un attimo perché sono così pochi da poterli ricordare tutti a memoria; la "fiche d’ospedalizzazione" dei malati, pensata e ripensata sera dopo sera e alla fine accettata e compilata in tutte le sue parti dal personale sanitario dopo giorni e giorni di faticose spiegazioni; la riunione finale con corso di aggiornamento ed i mille "merci-merci docteurs ma quando tornate?" ma soprattutto i volti dei malati, spesso così tanti da non vedere la fine della coda, silenziosi, in paziente attesa, mai una lacrima, neanche dagli occhi di quel bambino arrivato col testicolo torto da 24 ore.
L’orfanotrofio di Maman Nicole con tutti i suoi piccoli lasciati nella spazzatura, alla stazione, per strada e le sue "mini mamme" che altro non sono che anime abbandonate anni addietro e cresciute con lei; sono loro che ora, a loro volta, aiutano i nuovi piccoli orfani a diventare uomini e donne grandi. Hanno 15 (Denise) 16 (Caroline) 17 (Mirabelle) e 18 (Maepa) anni; cucinano, lavano, stirano per noi e curano Marie Joel (abbandonata alla stazione di ‘Ngaounderé a 15 giorni dalla nascita) e Sadia (2 anni e 5 Kg di corpicino) come se fossero davvero le loro madri, con dedizione ed amore.
L’Ospedale di Djamboutou, cui arrivano centinaia di pazienti al giorno e le 100 visite che abbiamo fatto in un pomeriggio a Maiami, un villaggio alle porte di Garoua, perso nella Brousse. Quelle ore trascorse a distribuire i pochi farmaci che avevamo a disposizione; l’incredulità nel vedere bimbi coperti di tigna e scabbia; le parole che se ne vanno quando un giovane di 23 anni arriva con l’osso della caviglia esposto dicendo che ormai erano tre mesi che camminava così.
Il Centro di Malnutrizione di Moutourwa dove gli occhi dei bambini denutriti diventano profondi e non sorridono più.
Il Centro di Muda dove vengono accolti da due Suore e da Padre Danilo i bimbi portatori di Handicap spesso non voluti.
Rileggo queste poche righe e mi dico che non ne basterebbero mille per raccontare e penso che le parole dovrebbero svanire e lasciare posto alle emozioni per potere forse capire cosa abbiamo dentro io e Maria Luisa alla fine di questo viaggio ma purtroppo le emozioni non si possono facilmente tradurre…. Si possono solo vedere attraverso la luce che ci brilla negli occhi.
Alzo di nuovo lo sguardo verso il PC; Maria Luisa mentre io scrivo sistema le foto…Sorrido e ringrazio ancora una volta per ciò che ci è stato dato. Adesso posso posare la penna e lasciare di nuovo spazio alla marea montante di ricordi ed emozioni
Barbara e Maria Luisa